Partiamo con il dire che sicuramente, un soggetto de-allenato o addirittura neofita, risponde a praticamente ogni stimolo li venga dato nel primo periodo in cui si affaccia ad un allenamento contro resistenza (ha un POTENZIALE IPERTROFICO superiore ed un tasso di crescita molto più veloce rispetto ad un soggetto già allenato).

Sia che esso venga effettuato in un contesto di programmazione ben studiato e strutturato, sia che esso venga effettuato più a caso (ecco perché difficile, per un neofita, capire all’inizio se si sta affidando alla persona giusta), la prospettiva di crescita di un neofita è talmente alta che ogni stimolo porterà ad una risposta del sistema neuro-muscolare adattiva (inoltre, un neofita normopeso, gioverebbe molto di un NOTEVOLE surplus calorico, in quanto gli aumenti della massa corporea sarebbero praticamente tutti a carico della massa magra, a scapito del grasso corporeo).

Però, anche un neofita diventa progressivamente un “anziano” dell’allenamento (già dopo 5 mesi circa, se fatto bene), e qui iniziano le difficoltà vere e proprie.

Infatti, più ci si avvicina al proprio potenziale genetico, più il fatto di veder crescere i vari distretti muscolari diventa difficile (e tutto questo, se ci pensate, è assolutamente fisiologico, in quanto non sarebbe proprio ottimale avere una grande massa muscolare addosso, sia sotto un punto di vista meramente meccanico, sia sotto un punto di vista energetico).
Il corpo, per prevenire situazioni del genere, desensibilizza le segnalazioni anaboliche quando l’allenamento è protratto nel tempo.

E come lo fa?

Soprattutto diminuendo il periodo della sintesi proteica (periodo in cui vi è la ricostruzione e quindi la crescita delle fibre muscolari).

Nei soggetti neofiti essa rimane elevata per circa 48-72 ore (il che vuol dire che in tutto quel tempo il corpo sta creando risposte anaboliche), mentre per soggetti anziani di allenamento i livelli tornano nella norma già dopo 36 ore (ecco perché più un soggetto è allenato e più si deve allenare, proprio per tenere sempre attiva la finestra di sintesi proteica).

Inoltre, un soggetto allenato è tale anche perché ha portato la sua muscolatura ad un livello tale che riesce sempre meglio a gestire lo stress dovuto ai workout (tradotto: meno catabolismo del tessuto perché vi è meno rottura delle fibre).

Ok, ora, detto tutto questo, sembrerebbe che siamo destinate a raggiungere un certo sviluppo ipertrofico e null’altro più poi?

In realtà qui vi è la speranza per tutte noi, LE PERSONE NON REALIZZANO MAI IL LORO POTENZIALE GENETICO COMPLETO (Brad Schoenfeld), a patto di:

  • seguire una precisa programmazione delle variabili dell’ipertrofia
  • utilizzare dei programmi cuciti addosso a noi, in base al PROPRIO potenziale genetico
  • inserire SEMPRE ed IMPROROGABILMENTE dei periodi di scarico per ristabilire la risposta anabolica del muscolo
    • Il sovrallenamento, ricordate sempre, comporta:

    • un aumento delle proteine cataboliche

(non si cresce più)

    • una riduzione di tutti quei fattori anabolici

(non si cresce più)

    • una diminuzione della sezione trasversale del muscolo

(non si cresce più)

IL PIU’ NON E’ MEGLIO!!

Quindi, se seguite queste semplici regole a livello di workout, potrete riuscire ad aumentare sempre un po’ di più la vostra estetica (mi raccomando, UN PO’ DI PIU’, la risposta esponenziale dei primi periodi non la si avrà mai).

Dovete tenere bene a mente, anche, che quando ci alleniamo attiviamo le FIBRE MUSCOLARI, che sono state divise in 7 categorie, ma, per semplificare al massimo ponendo l’attenzione sulla loro velocità di contrazione, troveremo:

  • le fibre LENTE, di colore rosso, sono quelle che si attivano facilmente e si stancano difficilmente. Possono infatti sopportare grandi quantità di lavoro ed innervano principalmente i muscoli posturali utilizzati nella quotidianità.
  • le fibre VELOCI, di colore bianco, sono quelle che richiedono un’alta soglia di attivazione, possono generare più forza, ma per questo motivo si stancano anche facilmente (hanno un costo neurale maggiore)

I muscoli del nostro corpo hanno sempre un mix di queste due tipologie di fibre, la differenza tra le persone sedentarie e quelle che si allenano contro resistenza sta nella suddivisione percentuale di esse all’interno dei nostri muscoli.

Una persona sedentaria, solitamente, avrà mediamente 40% di fibre rosse, 30% di fibre intermedie (sono fibre che si trovano in mezzo tra le due tipologie) ed un altro 30% di fibre veloci.

Grazie al test del potenziale genetico, noi possiamo conoscere ESATTAMENTE che maggioranza di fibre abbiamo all’interno dei nostri vari distretti muscolari, ed, in tal modo, costruire un protocollo di allenamento che può portare la risposta ipertrofica al massimo della sua espressione possibile.

Se non si conosce il proprio genotipo, o più precisamente il gene ACTN3, che determina il PROPRIO potenziale di sviluppo muscolare e, in base ad esso anche l’allenamento che si dovrà fare per avere dei risultati, si rischia davvero di buttare al vento mesi e mesi di ore in palestra nella speranza di ottenere dei risultati!

Ogni genotipo risponde, tendenzialmente, ad uno o massimo due tipologie di tecniche di allenamento, mentre con altre ottiene pressoché risultati nulli o addirittura controproducenti!

Quindi, se vi state allenando da tempo (questo discorso vale poco per i neofiti che bene o male all’inizio rispondono a qualsiasi stimolo venga dato al muscolo) e non ottenete grandi miglioramenti, forse state sbagliando totalmente l’approccio!

Le schede di allenamento “copia incolla” o l’applicazione degli stessi protocolli a tutti gli atleti non è sicuramente una metodologia vincente; ecco perché io propongo il test sul potenziale genetico tra i miei servizi, perché sono fermamente convinta possa essere un valido aiuto per portare la propria genetica al massimo della sua espressione!